L'evoluzione del cervello è l'aspetto che più affascina i ricercatori, e non solo! Infatti, un pensiero comune è che una maggiore grandezza del cervello possa aver dato nel corso del tempo un'intelligenza maggiore, ed in parte questo ragionamento è dovuto ad una visione antropocentrica dell'evoluzione, anche se con le ultime scoperte relative ad Homo naledi, per esempio, oppure per quanto riguarda la produzione di strumenti in pietra (ho già parlato del 'Limite Sultan' e della capacità di altri primati di produrre strumenti litici. Clicca qui per saperne di più), la situazione sta cambiando radicalmente.
La prima domanda è: avere un cervello grande significa essere più intelligenti? In primis, non esiste una spiegazione esatta di intelligenza in quanto un pipistrello può essere più intelligente di noi perché sono in grado di usare l'ecolocalizzazione per orientarsi. Insomma, è un concetto in parte soggettivo e in parte che dipende da parametri specifici e in base al soggetto di studio. Qui, però, entra in gioco una ricerca del 2012 (clicca qui) che risponde alla domanda: Più il cervello e grande e più si è intelligenti?
Beh no, non proprio. Quando si rinviene il cranio di un ominino, è possibile stimare il volume cerebrale e, come ben sapete, spesso è difficile trarre conclusioni sulle capacità di un individuo in quanto il volume può variare tantissimo all'interno di una popolazione di una stessa specie. Per esempio, nella nostra specie il volume oscilla attorno i 1350 cm³(tra i 1000 e i 2000 cm³). Nei Neanderthal superava i 1500 cm³. Ma avere un cervello più grosso non è necessariamente sinonimo di intelligenza, questo perché le variazioni del volume medio del cervello possono essere legate alla dimensione corporea/alla taglia della specie.
- 7,5 circa è il nostro coefficiente di encefalizzazione;
- 5,3 circa nei delfini;
- 2,3 circa negli scimpanzé.
Potremmo citare tanti altre ricerche, e lo faremo in seguito, ma se qualcuno vuole approfondire la questione 'intelligenza' in generale, ahimè, questo articolo non lo soddisferà appieno.
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Comparazione delle dimensioni e delle forme dei cervelli nei vari primati. Clicca qui per la fonte, utilizzata anche per l'elaborazione di parte dell'articolo |
Torniamo ora ai nostri ominini. Si tratta di un trend evolutivo molto vistoso, perché se confrontiamo in cranio di un H. sapiens con quello di un'australopitecina vedremo delle differenze sostanziali dal punto di vista delle dimensioni. In sostanza, le specie più recenti possiedono una maggiore dimensione del cervello escludendo, però, le specie insulari. H. sapiens, per esempio, possiede una capacità cranica di 1400 cc (può essere espressa anche in cm^3), mentre le grandi scimmie e le specie umani insulari possiedono una capacità cranica di 450-500 cc. Gli antichi ominini possedevano una capacità cranica simile a quella delle grandi scimmie, ed in sostanza assistiamo ad un incremento delle dimensioni di 3 volte in 2 milioni di anni circa.
Come spiegato prima, l'aumento delle dimensioni del cervello è un trend evolutivo, anche se fino a qualche tempo fa si pensava che si fosse sviluppato per pressione selettiva della savana, una "nuova" nicchia ecologica. La spiegazione più semplice e razionale è che questo trend si sia sviluppato in modo parallelo ad altri trend, come l'alleggerimento dell'apparato masticatore che ha permesso, in qualche modo, con la progressiva scomparsa della cresta sagittale o di componenti "ingombranti", di risultare più sottile e leggero. Insomma, i vari trend si sono influenzati a vicenda.
Ora esistono tanti studi in merito, ma l'incremento della capacità cranica del cervello sarebbe avvenuto per pressione selettiva da parte della Savana, una "nuova" nicchia che ha selezionato individui che possedevano una testa grande. Esistono varie spiegazioni evoluzionistiche, ma questa del 2023 (clicca qui) ne raccoglie un po' e parla di una caratteristica molto particolare: i capelli ricci. Non sto andando fuori tema, tranquilli!
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Immagine presa dallo studio (clicca qui). Il modello osservato per quanto riguarda il guadagno di calore (decrescente) è questo: Testa "nuda" - capelli lisci -capelli moderatamente ricci- capelli ricci. |
- Il progressivo aumento della Neocorteccia. E' considerata la regione responsabile di meccanismi sofisticati come l'abilità sociale, il processo decisionale o la creatività (anche se è meglio rimanere vaghi proprio perché esistono diversi studi etologici che dimostrano che tutto ciò non riguarda solo il genere Homo);
- L'aumento delle Circonvoluzioni della Neocorteccia (quelle sorte di "pieghe" della neocorteccia delimitate da due solchi).
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Immagine raffigurante la Neocorteccia. Per la fonte, clicca qui |
- lo sviluppo dello splancnocranio avviene solo nell'adulto nei primati più primitivi;
- i neonati "umani" presentano un neurocranio più "grossolano". Questa caratteristica sembra essersi sviluppata per "Neotenia" (è un fenomeno evolutivo nel quale gli organismi adulti preservano caratteristiche morfologiche tipiche di un individuo giovanile, come una testa grossa e tondeggiante nel nostro caso).
- le popolazioni di organismi mutano continuamente morfologicamente, geneticamente e fisiologicamente. Per quanto riguarda la morfologia, possono avvenire apparentemente pochi cambiamenti nel corso del tempo quando non è in atto nessun fenomeno naturale o ambientale che possa in qualche modo "setacciare" (selezionare) geni o caratteristiche già presenti nella popolazione, accumulati nel corso del tempo. Questo fenomeno è conosciuto anche come "Evoluzione Stabilizzante". Gould cercò di spiegare come mai nel record geologico e stratigrafico ci si trovasse davanti a grandi cambiamenti morfologici e ad un'apparente e veloce speciazione. In realtà spiega come un carattere recessivo possa diventare più frequente rispetto al dominante, trattandosi solo della stessa specie che si dimostra molto cambiata rispetto ad un periodo precedente o a quello studiato;
- se si verifica improvvisamente un grande cambiamento ambientale, la popolazione può separarsi per brevi periodi ed assistiamo a due situazioni: il carattere Dominante rimane tale in una delle due (sotto)popolazioni; quello recessivo diventa molto frequente (e dominante) nell'altra popolazione;
- se queste due popolazioni ritornano a contatto, dopo che il grande cambiamento ambientale ha cessato la sua attività, se non è passato troppo tempo dalla loro separazione queste due popolazioni risultano essere interfeconde. Può accadere che il carattere recessivo (diventato frequente in una delle due sub-popolazioni) possa diventare frequente all'interno della grande popolazione, con quello Dominante in origine che diventa recessivo o sparisce anche grazie al contesto ambientale).
- Frontale. Svolge un ruolo nel controllo del linguaggio e del comportamento motorio;
- Parietale. Svolge un ruolo nell'associazione sensoriale;
- Occipitale. Svolge un ruolo nel controllo della visione;
- Temporale. Controlla l'udito e la memoria.
- Il lobo temporale è la prima macro componente ad essere cambiata nei primati, e ciò non ha permesso lo sviluppo dell'area adibita all'udito;
- Il lobo frontale segue "a ruota" lo sviluppo di quello frontale portando alla comparsa dell'Area di Broca, una componente importantissima per quanto riguarda il linguaggio (a breve lo vedremo nel dettaglio).
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La corteccia cerebrale suddivisa in 4 lobi. Fonte: Wikimedia commons |
- l'Area di Wernicke. Svolge un ruolo nell'identificazione e nella decodifica dei suoni (verbali), e comprende la circonvoluzione temporale superiore ed il lobo parietale inferiore;
- l'Area Motrice di Rolando. E' situata nella circonvoluzione del frontale e svolge un ruolo nel controllo dei movimenti delle labbra e della lingua, ma parrebbe non svolgere nessun ruolo per ciò che concerne le parole e i concetti.
- Area di Broca, che permette l'articolazione ed il movimento di labbra, mandibola, lingua, laringe e corde vocali. Quindi, conferisce la capacità di riprodurre fonemi (quest'area esiste anche nelle scimmie antropomorfe);
- Area di Wernicke che identifica e codifica i suoni verbali.
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Questo che vedete in foto è il grande Svante Pääbo, uno dei più grandi paleogenetisti della nostra epoca. Ha, inoltre, partecipato ad uno studio su questo "gene del linguaggio". Per la ricerca, clicca qui. |
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Immagine del Cromosoma 3 |
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Confronto delle varie strutture anatomiche tra scimpanzé (sx) e uomo (dx). Per la fonte, clicca qui |
- La cottura era controllata, questo perché la bruciatura non intenzionale di un alimento avviene a temperature più alte. Quindi, non vi era un'esposizione diretta dell'alimento alle fiamme;
- La cottura in questo sito non è sperimentale, ed è il frutto di continui accorgimenti che hanno perfezionato ed affinato questa tecnica. Ciò suggerisce che la comparsa della cottura potrebbe essere anche più antica;
- Non sono stati trovati reperti ossei umani, e non è chiaro se queste tracce appartengano a 𝙃𝙤𝙢𝙤 𝙝𝙚𝙞𝙙𝙚𝙡𝙗𝙚𝙧𝙜𝙚𝙣𝙨𝙞𝙨 o ad 𝙃. 𝙚𝙧𝙚𝙘𝙩𝙪𝙨. La datazione in questo contesto non aiuta molto;
- I pesci pescati sono sostanzialmente "barbi giganti" che potevano raggiungere i 2 metri di lunghezza. Questo fa capire che anche la pratica della pesca è antica e che le tecniche di pesca per pesci di grandi dimensioni doveva essere anch'essa abbastanza affinata.
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Sì, lo so! Non è proprio un barbecue preistorico, ma non ho trovato altro. Per la fonte della ricerca, clicca qui. |
- il cervello è responsabile, anche a riposo, di circa il 20% del dispendio energetico complessivo;
- nei primati, il dispendio da parte del cervello non supera il 9%.
- la diminuzione del tempo di ricerca ha permesso anche, e soprattutto, agli individui del genere Homo di socializzare e di migliorare le capacità cognitive;
- un minor tempo di ricerca delle risorse ha permesso a questo "compromesso evoluzionistico" (cervello grande + consumo metabolico) la selezione di individui con cervelli più grandi e...dispendiosi.
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Cranio di H. erectus visto di profilo. Per la ricerca, clicca qui |
- l'individuo che fa fronte ad esigenze ambientali;
- l'individuo coopera con altri individui per far fronte ad esigenze ambientali;
- competitività individuale e di gruppo (esigenze socio-culturali).
Anche se è fenomeno comportamentale che non si preserva nel record fossile, questa volta corre in nostro aiuto l'arte rupestre. Infatti, questo studio (clicca qui), indica che l'arte rupestre già 40.000 anni fa circa era (in parte) influenzata dal fenomeno visivo della pareidolia.
I dipinti degli animali rinvenuti in alcune grotte nel nord della Penisola Iberica sono caratterizzati da figure semplici, coadiuvate da crepe e curve, assumendo forme semplici.
Sono stati utilizzati software per replicare le fonti di luce utilizzate dai paleoartisti (fuoco o da piccole torce)
Il risultato è che oltre il 50% delle raffigurazioni mostra una forte relazione con le caratteristiche naturali della grotta. Erano semplici e prive di particolari dettagli come capelli o gli occhi, e ciò suggerisce che la pareidolia guidasse in parte gli artisti. Per esempio, i bordi curvi della parete della grotta venivano usati per rappresentare il dorso di animali come i cavalli, mentre le fessure venivano usate per rappresentare le corna di bisonti o di altri bovidi.
I dettagli comunque indicano che l'80-83% delle pitture di Las Monedas e Las Pasiega posseggono una relazione diretta con le caratteristiche topografiche della grotta. Si tratta, come detto prima, di uno stile relativamente semplice, come se i paleoartisti non avessero aggiunto volutamente dei dettagli. Magari rispecchiava il movimento artistico dell'epoca e di quella data regione.
Per esempio, per La Pasiega, le zampe posteriori degli snimali sono spesso raffigurate rappresentando solo la testa e la linea dorsale dell'animale, caratteristica tipica delle raffigurazioni delle zampe posteriori nel tardo Solutreano della Spagna settentrionale.
A questo punto, gli autori parlano di una sorta di "collaborazione" tra grotta e l'artista, con la pareidolia che assume ruoli diversi in base al contesto. Poteva essere Dominante, quando la pareidolia era il fattore dominante che influenzava le rappresentazioni figurative. In parole povere, si dipingeva seguendo esclusivamente i tratti topografici della grotta; assumeva un ruolo Collaborativo quando la pareidolia giocava un ruolo importante, ma parziale, assieme all'intenzionalità dell'artista. In parole povere, quest'ultimo si aiutava con le curve o le fessure della grotta, ma andava un po' oltre aggiungendo altri dettagli o particolari (intenzionalità); Infine, poteva svolgere un ruolo Passivo: la pareidolia è quasi ininfluente, con l'artista che dà completamente sfogo alla sua creatività.
Questo, però, non vuol dire che tutte le immagini fossero completamente guidate da questo fenomeno, ma che anche in parte gli artisti abbiano sfruttato fessure o bordi naturali come base per la loro creatività. È un processo ricco di sfumature, con la grotta che aveva il potenziale di esercitare una forte influenza sulla forma e il posizionamento delle raffigurazioni.
Pitture rupestri della grotta di Las Monedas. Per la fonte, clicca qui.Un aiuto dall'Omega 3 (clicca qui). Prima si pensava che tra le specie umane Homo sapiens fosse l'unica ad avere anche una 'dieta marinara' ma, questa "recente" ricerca ha indicato che questo tipo di dieta non era estranea a H. neanderthalensis.
- piccoli vertebrati, selvaggina e mammiferi marini. Sono presenti sia specie stanziali che migratorie, come denotato dalla presenza di molti uccelli marini che si riprodussero nelle vicinanze delle coste o sulle scogliere. In generale sono stati trovati anche resti di carnivori (circa il 4%), di animali di piccola taglia (i lagomorfi sono poco rappresentativi rispetto a quelli di selvaggina come cavallo cervo, ecc. che rappresentano l'89% dei mammiferi identificati) e di grande taglia, come orsi bruni e lupi (circa il 7%);
- dei "Sampei" provetti. Questi neanderthaliani vissero in prossimità di una costa rocciosa, dove raccolsero lì sistematicamente patelle, granchi e una moltitudine di pesce. Infatti, sono state ritrovate tante ossa e denti, per la maggior parte appartenenti ad anguille, murene e gronghi. Le anguille erano belle grosse, infatti raggiunsero anche i 30 cm di lunghezza;
- resti vegetali. L'87% del carbone identificato appartiene a Pinus pinea, e ciò denota che questa specie fosse utilizzata come combustibile, ma la maggior parte dei resti bruciati di pino sono gusci di noci e brattee. Venivano raccolti i frutti di questa specie;
- una moltitudine di crostacei. Sono stati rinvenuti resti appartenenti a vari generi: Bittium, Nucella, Tritia e molti altri. Sono stati utilizzati per creare ornamenti (molti gusci sono stati forati), ma venivano raccolti sistematicamente e ciò porta alla conclusione che venissero utilizzati anche in ambito culinario.
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Crani Sapiens (sx) e Neanderthal (dx) a confronto |