venerdì 12 agosto 2022

IL POSTO DEGLI OMININI NELLA NATURA-EVOLUZIONE UMANA E DEI PRIMATI

 Prima di poter scrivere qualsiasi altro articolo che riguarda l’evoluzione umana e dei primati, non si può non incominciare con due concetti fondamentali: la filogenesi(una leggera infarinatura per capire chi è imparentato con chi, e di chi stiamo parlando) ed i modelli evolutivi. Questo perché sarebbe troppo facile, e anche fuorviante, incominciare a parlare dei vari gruppi se non si parte dal principio, quindi capire chi discende/è imparentato con chi, dove vivono i vari gruppi e quando son vissuti.



                                                   Classificazione attuale

Origine dei primati
Naturalmente, come ben sapete, la paleontologia si basa sullo studio delle somiglianza, della presenza/assenza di caratteri morfologici che hanno permesso di capire quando un determinato gruppo è comparso o scomparso, e in quale range temporale è vissuto. Tra i 145 e i 65 milioni di anni, i mammiferi erano già presenti in quanto sono comparsi nel Triassico inferiore(251-245 milioni di anni fa circa, convivevano con i dinosauri e discendevano da un gruppo di organismi amnioti, i sinapsidi(molto probabilmente dai Cynodonti), dominanti dalla metà alla fine del periodo Permiano( 299-251 milioni di anni fa circa), con alcuni rappresentanti che vissero anche nel Triassico). 90 milioni di anni fa circa, comparvero quelli che sono conosciuti come proto-primati, un gruppo che non possiede qualità morfologiche tali da distinguersi maggiormente dagli altri gruppi che vissero nel Mesozoico, ma già qui abbiamo un indizio veramente importante: i mammiferi erano già diversificati in placentati, i multitubercolati(estinti nell’Oligocene), marsupiali e monotremi.

In particolare, dopo la grande estinzione di massa avvenuta tra il Cretacico e il Paleocene 65 milioni di anni fa circa, i placentati incominciarono a diversificarsi in 4 grandi gruppi occupando in tempi relativamente brevi, geologicamente parlando, la maggior parte delle nicchie lasciate libere dopo la grande estinzione(un classico esempio di radiazione adattativa): xenarthra(armadilli, bradipi, formichieri); afrotheria(oritteropi, sirenidi, proboscidati); laurasiatheria( equidi, rinoceronti); euarchontoglires(Supraprimates, che comprende primati, roditori, lagomorfi).

I primati, quindi, sono un ordine di mammiferi molto importante, sia per il numero che per la varietà tassonomica, con una distribuzione varia e particolare:

-In America centrale e in buona parte del Sud America troviamo le “scimmie del nuovo mondo”;

-In Africa ed in Asia troviamo le “scimmie del v ecchio mondo”(escludendo Homo sapiens che vive in ogni continente).

I biomi principali si trovano principalmente nella foresta tropicale in cui si trovano la maggior parte delle specie arboricole(la maggior parte dei primati), o nella savana.

La classica classificazione divideva i primati in scimmie e proscimmie, basata sulla presenza o assenza della chiusura retro-orbitaria(assente nelle proscimmie).

La classificazione attuale, chiamata classificazione cladistica, prende in considerazione la presenza o assenza di un particolare carattere fisiologico del naso: il rhinarium. E’ una zona umida, glabra posta attorno alle narici di molti mammiferi, e per quanto riguarda i primati le Stepsirrhine possiedono un naso bagnato e corto(un elemento arcaico che indica come come sia ancora importante e dominante l’olfatto per questo gruppo. Infatti, la loro vista non è molto sviluppata come nelle Haplorrhine).

Il gruppo che più ha risentito di questo cambiamento di classificazione è quello dei tarsi, in quanto non è presente una chiusura retro-orbitaria tipica delle “proscimmie”, ma viene considerato appartenente al gruppo delle Haplorrhine.

CARATTERISTICHE(MOLTO) GENERALI DI UN PRIMATE
I primati, le australopitecine, Homo sapiens ed altri ominini vicini a noi, possiedono sostanzialmente alcune caratteristiche peculiari che non si riscontrano in altri mammiferi:

-Presentano caratteristiche primitive, quindi sono poco specializzati permettendo loro di sopravvivere in quanto, un organismo specializzato, è destinato ad estinguersi quando l’habitat per cui è specializzato scompare;

-Le clavicole svolgono un ruolo importante per il movimento degli arti anteriori;

-Si sviluppa la mano, che permette di interagire sia con i co-specifici che con l’ambiente circostante e, tranne per le proscimmie, gli artigli scompaiono e si sviluppano unghia piatte che garantiscono una certa manualità, grazie soprattutto allo sviluppo del pollice opponibile;

-La dentatura non è specializzata, ed una delle tendenze evolutiva sarà quella della diminuzione del numero dei denti;

-Diminuzione della densità della pelliccia e riduzione di peli specializzati(come le vibrisse, che nell’uomo sono formazioni pilifere all’interno del naso). Piccolo appunto: Homo sapiens non è privo di pelliccia, ma il numero di peli che ricoprono il nostro corpo non sono così lontani da quelli di un altro primate, semplicemente la densità è diminuita in modo sostanziale;

-Riduzione dell’apparato olfattivo, tranne per le proscimmie;

-Incremento degli organi visivi(tranne per le proscimmie che vedono in bianco e nero) che permette una visione tridimensionale dell’ambiente circostante che va di pari passi con la riduzione dell’apparato olfattivo. Diciamo che buona parte dei primati non esplora più il mondo con i gli odori ma con la vista.

STEPSIRRHINAE
In linea generale indichiamo come Stepsirrhinae quei primati che:

-Danno alla luce numerosi piccoli per volta;

-Giungono allo stadio adulto più velocemente;

-Possiedono un utero bifido o bicorne;

-Che non possiedono una separazione ossea tra orbita e fossa temporale;

-Il volto è allungato e non schiacciato, la formula dentaria è 2:1:3:3 e gli occhi sono relativamente ravvicinati;

-Sono per la maggior parte attivi di notte e possiedono grandi occhi, come sono sviluppati anche gli arti superiori che risultano essere più sviluppati e lunghi di quelli inferiori.

Appartengono a questo gruppo i lemuri e i loris.

HAPLORRHINAE– platarrhinae catarrhinae(cercopitecine-ominoidea—ominini
Questo è un gruppo più ampio che presenta caratteristiche decisamente già diverse dal gruppo precedente:

-L’apparato olfattivo è ridotto, infatti il rhinarium è assente;

-Gli occhi sono molto sviluppati, e le orbite sono separate dalle fosse orbitali grazie alla chiusura retro-orbitaria(sono presenti ampi setti ossei);

-La formula dentaria è variabile con la riduzione o scomparsa di alcuni denti;

-Sono molto abili nell’afferrare;

-Lo sviluppo è molto lento e l’età della maturità sessuale non è precoce.

Troviamo all’interno di questo gruppo i tarsi, le Platyrrhinae(come i cebidi), le Catarrhinae composta da Circopithecoidea(es. mandrilli e babbuini) e Hominoidea(oranghi, gorilla, uomo, ecc.)

MODELLI EVOLUTIVI
Per poter analizzare più avanti nello specifico ciò che riguarda l’evoluzione umana, dobbiamo innanzitutto capire che tipo di relazione filogenetica c’è fra Homo sapiens e le altre scimmie antropomorfe. Sappiamo benissimo che Homo sapiens e Pan(bonobo, scimpanzé ) possiedono un antenato comune e un’affinità genetica del 98% circa, a loro volta questi due gruppi possiedono un antenato comune con i gorilla, e a loro volta questi tre gruppo ne possiedono uno con l’orango. La sistematica non è sempre stata questa in quanto, per mancanza di dati paleontologici, si riteneva che gorilla e scimpanzé condividessero un antenato comune, con Homo sapiens che veniva considerato più distante dal punto sistematico, infatti nella famiglia Pongidae venivano raggruppati oranghi, gorilla, scimpanzé, mentre in una famiglia a parte(Hominidae) l’uomo.

Ma quando è avvenuta la divergenza tra uomo e scimpanzé? L’antenato comune risale a circa 7-9 milioni di anni fa.

MODELLI DI EVOLUZIONE UMANA
Questo è un piccolo assaggio di un argomento che ha bisogno di essere trattato in un articolo a parte, quindi faccio una breve sintesi. Ogni volta che viene trovato il fossile di una specie, lo stesso scombussolerà un po’ la visione d’insieme dei vari ritrovamenti, soprattutto perchè a maggior parte delle volte sono soltanto pochi resti che ci dicono poco o niente sull’eventuale parentela con le altre pecie trovate prevalentemente, quindi si utilizzano parametri spesso complessi per poter collocare spazialmente, filogeneticamente e temporalmente le varie specie. Per esempio, il ritrovamento di Homo erectus ha permesso di capire che il genere Homo è comparso più di 1 milione di anni fa. L’aumento del numero delle specie ed una maggiore profondità temporale, non permette di avere una visione lineare, di successione delle varie specie proprio perché più vengono scoperte, e più capiamo che molte di esse condividevano addirittura gli stessi habitat, e non solo il periodo temporale.

Per questo, una visione “a cespuglio” è quella più indicata per rappresentare la complessa relazione tra i vari ominini attraverso questo tipo di grafico:

Immagine presa da Wikipedia. Rappresenta un grafico. L'unica ricostruzione, come quella nell'immagine, è l'unica che giustifica una posizione a sinistra o destra della nostra specie in un grafico. Questo perché in paleontologia si utilizzano campioni di riferimento per capire quale carattere è presente/assente in un dato gruppo, che permette di descrivere una sorta di affinità morfologica che delinea la distanza tra varie specie, o gruppi. Homo sapiens è l'unica specie del genere Homo ancora in vita, pertanto risulta essere il campione di riferimento che ci permette di dire quanto morfologicamente è distante una specie affine alla nostra. Il risultato è un grafico che indica la comparsa/scomparsa delle varie specie, basata sui ritrovamenti fossili, e le possibili relazioni e legami tra i vari gruppi. Inoltre, risolve una questione annosa per molti gruppi, come per Homo naledi che non sappiamo ancora a chi sia più affine, ma lo collochiamo in una data posizione proprio in base ai caratteri analizzati.


Libri consigliati:
-L'ultimo Neanderthal, di Giorgio Manzi
-Il giro del mondo in 6 milioni di anni, di Guido Barbujani


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