lunedรฌ 4 dicembre 2023

๐™ƒ๐™ค๐™ข๐™ค ๐™จ๐™–๐™ฅ๐™ž๐™š๐™ฃ๐™จ

 Dimmi come tiri un cazzotto e ti dirรฒ chi sei: nuovo approccio per lo studio del dimorfismo sessuale nella nostra specie e negli ominini

Per dimorfismo sessuale si intende la differenza morfologica che esiste tra gli individui appartenenti alla stessa specie, ma di sesso differente. Per esempio, si puรฒ parlare della presenza o assenza di un dato carattere, come per esempio la coda del pavone maschio, oppure della differenza delle dimensioni corporee ( l'individuo maschile รจ piรน grande di quello femminile, come nella maggior parte degli elefanti, oppure si puรฒ notare l'esatto contrario come in molte specie di aracnidi).
Il dimorfismo in Homo sapiens non รจ cosรฌ "spettacolare" come in altre specie animali, tanto da rispecchiare il dimorfismo presente in buona parte dei primati (la diversa vocalizzazione e dimensione corporea, un bacino piรน largo e inclinato per le femmine, ecc.).
Ci sarebbe, perรฒ, un altro aspetto da non sottovalutare: il dimorfismo sessuale derivato dalla selezione di tratti muscolo-scheletrici specifici, che consentirebbero un aumento nelle prestazioni da combattimento negli individui maschili.
La "tecnica" piรน studiata รจ quella del pugno, quindi secondo questa ricerca, uomo e donna tirerebbero pugni 'differenti' tra di loro.
Gli scienziati hanno tenuto conto di diversi aspetti che hanno confrontato tra i due sessi, come la potenza di avviamento del braccio maschile e femminile (la produzione di energia per colpire con un pugno).
"Tirando" all'indietro il braccio, รจ stato notato che esiste una pronunciata differenza nella protrazione del braccio per spingere il pugno in avanti.
Allo stesso tempo, perรฒ, i ricercatori hanno scoperto che non vi รจ molta differenza nella forza di trazione dall'alto verso il basso, ovvero nelle abilitร  di lancio dall'alto.
I dati dello studio suggeriscono che la selezione sessuale si sia verificata sulle prestazioni muscolari associate alla flessione della spalla, e alla potenza di estensione del gomito.
Questa differenza di 'forza' รจ dovuta a molteplici fattori osseo-muscolari dei maschi rispetto alle femmine:
-in genere possiedono il 20-25% circa di contenuto minerale in piรน negli arti anteriori, che permettono una maggiore inserzione muscolare. Di conseguenza possiedono il 75-78% in piรน di massa muscolare;
-la differenza non รจ alta per quanto riguarda la percentuale di massa muscolare degli arti inferiori.
Non siamo cosรฌ diversi dalle australopitecine, o dai nostri cugini ominini/ominoidi come scimpanzรฉ, orango, gorilla ecc. Quest'ereditร  legata a questa serie di caratteri indicano che la selezione sessuale, sulla performance aggressiva maschile, ha svolto un ruolo importante nel sistema muscolo-scheletrico umano e dei primati nell'evoluzione del dimorfismo sessuale.
Questi studi risultano essere coerenti a molti altri studi che mostrano la connessione tra l'intensitร  dell'aggressivitร  maschile, il dimorfismo sessuale e la specializzazione anatomica per il combattimento. Per esempio, I denti dei carnivori (in senso lato) e dei primati svolgono un ruolo importante nelle aggressioni inter-intra specifiche (tra specie diverse o tra individui della stessa specie). Anche solo mostrare i denti (come un canino ben sviluppato, come รจ possibile notare nei machaci o nei mandrilli) puรฒ rivelarsi un'ottima "arma".
Naturalmente i soli denti non bastano, bisogna aggiungerci anche le braccia del momento muscolare (quando vedete animali in posizione d'attacco, con gli arti anteriori rivolti verso il basso, pronti alla carica) che "chiudono" la mascella e i denti.
Insomma, cosรฌ un animale risulta essere molto grande, pericoloso e minaccioso con quest arti anteriori capaci di 'afferrare' la preda o l'altro competitore.
La selezione sull'abilita di combattimento porta ad una differenza morfologica tra maschi e femmine in generale: la lunghezza dell'avambraccio e della massa muscolare degli stessi, del torace e delle spalle.
Negli esseri umani, ci si ferisce a vicenda con la protrazione del braccio che accompagna il pugno, che viene utilizzato come arma primaria. Un cranio robusto, gli arti corti, la postura del piede plantigrado e la postura bipede negli ominoidi permettono prestazioni aggressive piรน sviluppate.
Questo suggerisce che la postura bipede, comparsa in molti gruppi di ominoidi e primati, abbia permesso la specializzazione del pugno, con questa stessa specializzazione che potrebbe essere considerata un preadatamento al lancio dall'alto, che si svilupperร  solo successivamente nelle australopitecine.

Una probabile (nuova) specie "gemella" del ๐™ƒ๐™ค๐™ข๐™ค ๐™จ๐™–๐™ฅ๐™ž๐™š๐™ฃ๐™จ. Da un paio di mesi, รจ stata pubblicata questa ricerca nella quale si parla di una possibile nuova specie di ominino, rinvenuta nella Cina orientale (in un sito a Hualongdong) ed appartenente ad un lignaggio umano sconosciuto.

Si tratta di un ritrovamento relativamente "completo", nel senso che sono state rinvenute varie componenti ossee come arti inferiori, mascella e buona parte del cranio antiche 300.000 anni circa. In primis, ciรฒ permette di capire che quelle regioni della Cina erano abitate da ominini antichi in un range temporale compreso tra gli 800.000 e i 12.000 anni circa mentre, in secondo luogo, i ricercatori hanno cercato di capire se si trattasse di un Neanderthal comparandolo, appunto, con individui giovanili e adulti di quest'ultima.
Insomma, morfologicamente parlando, presenta un mix di caratteri derivati e odierni, soprattutto la mandibola assomiglia sia a quella di un ๐™ƒ. ๐™จ๐™–๐™ฅ๐™ž๐™š๐™ฃ๐™จ odierno che a quella di altri ominini piรน derivati (recenti). Ciรฒ che permette di escludere un'appartenenza alla nostra specie รจ la mancanza del mento, in quanto quest'ultimo รจ un carattere unico del Sapiens, quindi questo permette giร  di collocare questa possibile specie in qualche lignaggio parallelo e/o divergente al nostro.
Entriamo leggermente nel dettaglio
Il modello morfologico a mosaico presenta caratteri sia derivati che arcaici, come del resto possiamo notare in molte specie (come in ๐™ƒ๐™ค๐™ข๐™ค ๐™ฃ๐™–๐™ก๐™š๐™™๐™ž). Il corpo รจ robusto, anche se la sinfisi risulta essere relativamente gracile mentre, la mandibola, la componente che mostra caratteri un po' piรน interessante, risulta essere triangolare e curvata anteriormente come un ominino del Tardo Pleistocene. Non possiede, perรฒ, un vero e proprio mento come ogni ominino derivato non-Sapiens. Possiede altri caratteri meno derivati, tipici di ominini del Pleistocene Medio: un planum alveolare pronunciato, un toro trasversale superiore, un corpo relativamente robusto e spesso, una cresta endocondiloideo pronunciata e un tubercolo pterigoideo mediale ben sviluppato.
Ci sono tante e varie caratteristiche, ma in generale questa particolare combinazione di caratteristiche umane arcaiche e moderne non รจ presente in altri gruppi di ominini. Il campione tipo si chiama HLD6 differisce da tutti gli ominini rinvenuti in Cina del Tardo Pleistocene Medio in quanto sono presenti caratteri che noi consideravamo moderni, comparsi con la nostra specie che risulta essere relativamente piรน "giovane"(derivata).
Ciรฒ in primis suggerisce una diversitร  morfologica degli omini nel Tardo Pleistocene Medio, con questi caratteri moderni giร  presenti 300.000 anni fa circa e ben prima della comparsa di ominini moderni in Asia Orientale (๐™ƒ. ๐™จ๐™–๐™ฅ๐™ž๐™š๐™ฃ๐™จ arriverร  da quelle parti molte migliaia di anni dopo).
Nonostante presenti qualche somiglianza con ๐™ƒ๐™ค๐™ข๐™ค ๐™š๐™ง๐™š๐™˜๐™ฉ๐™ช๐™จ, pur non presentandone i caratteri tipici, questi individui potrebbero appartenere ad un gruppo asiatico del Pleistocene Medio distaccato proprio per via di quelle morfologie moderne, simili a quelle di un Neanderthal (almeno per la forma della sinfisi), o a quelle di un Sapiens rilevate nel viso, nella mandibola, nella dentatura e nel neurocranio. Il problema principale รจ che ogni campione conserva resti scheletrici e dentali diversi, e ciรฒ rende impossibile al momento raggruppare questi individui in un'unica specie.
Quindi, a livello filogenetico, abbiamo diverse possibilitร :
-potrebbe trattarsi di un Denisova, anche se non mostra nessuna somiglianza con la mandibola di Xiahe;
-l'ipotesi accreditata รจ che potrebbe trattarsi di una specie gemella dell'๐™ƒ๐™ค๐™ข๐™ค ๐™จ๐™–๐™ฅ๐™ž๐™š๐™ฃ๐™จ. Una capacitร  cranica di circa 1420 cc, e la datazione compresa tra 309.000 e 138.000 anni circa, in combinazione con un cranio massiccio e uno scheletro facciale relativamente gracile, rappresenterebbe un lignaggio gemello a quello della nostra specie. Come lo รจ il Denisova per il Neanderthal.
Insomma, sarebbe piรน vicino a noi questi individui che un Neanderthal, e ciรฒ risulta essere davvero molto affascinante, soprattutto il tutto sarebbe spiegato grazie ad una ricerca di un paio di anni fa nella quale si individuava l'origine dell'ultimo antenato comune tra Sapiens e Neanderthal nell'Asia sudoccidentale, prima di espandersi in tutti i continenti dando origine al Sapiens in Africa e al Neanderthal in Eurasia.

Per la fonte, clicca qui


Cro-Magnon รจ un termine che nell’immaginario collettivo รจ sinonimo di “uomo preistorico”, per indicare ๐™ƒ๐™ค๐™ข๐™ค ๐™จ๐™–๐™ฅ๐™ž๐™š๐™ฃ๐™จ antichi. Ma non รจ proprio cosรฌ.
Il nome deriva da una grotta che si trova in una falesia della valle del Vรฉzรจre, in Dordogna (Francia). Questa grotta venne scoperta nel 1868, durante la costruzione di una strada, ed emersero dagli scavi 5 scheletri associati a 5 individui, con annesse ossa fossili di animali e pietre intagliate attribuite alla cultura aurignaziana.
Si tratta di una sepoltura di 5 individui di ๐™ƒ. ๐™จ๐™–๐™ฅ๐™ž๐™š๐™ฃ๐™จ: 3 uomini, una donna e un bambino datati 28.000 anni circa. Uno dei 3 uomini era alto circa 180 cm, dotato di una muscolatura massiccia e, siccome mancavano tutti i denti, venne denominato “il vecchio”.
Il fossile divenne celebre a tal punto che il nome Cro-Magnon venne utilizzato per molto tempo per indicare ogni ๐™ƒ. ๐™จ๐™–๐™ฅ๐™ž๐™š๐™ฃ๐™จ europeo del Paleolitico Superiore(45.000-10.000 anni circa). Quindi, in parole povere, ci si riferisce a quegli individui vissuti in quell’arco temporale con “Homo sapiens anatomicamente moderno”.
Inoltre, possedevano un paio di caratteristiche anatomiche particolari:
-Le orbite erano rettangolari;
-La capacitร  cranica, in media, raggiungeva i 1500 cc(molto simile a quella del Neanderthal), maggiore rispetto ai sapiens moderni (1350 cc circa in media).

Per le fonti, clicca qui e qui

Fossili e strumenti retrodatano la comparsa di ๐™ƒ๐™ค๐™ข๐™ค ๐™จ๐™–๐™ฅ๐™ž๐™š๐™ฃ๐™จ a circa 300.000 anni
Fino a 7 anni fa, tutti i reperti fossili ascrivibili alla nostra specie indicavano la comparsa della stessa 200.000 anni fa circa. Sapete benissimo che niente dura in eterno, infatti le conoscenze in ambito paleontologico ed evoluzionistico si modificano ad ogni ricerca e/o scoperta. Quindi preparatevi ad una notizia super mega wow (anche se รจ vecchia): la comparsa della nostra specie risale ad almeno 300.000 anni fa. O per essere puntigliosi: sono stati trovati al momento i resti piรน antichi della nostra specie.
No, non รจ una di quelle solite notizie acchiappa like del tipo "potrebbe riscrivere la storia umana alla faccia di quell'ubriacone di Darwin", ma questi resti fossili trovati in Marocco retrodatano la nostra comparsa. Si, siamo un pochino piรน vecchi del previsto.
Nel sito di Jebel Irhoud sono stati trovati 16 fossili attribuibili ad almeno 5 individui che comprendono crani, ossa lunghe e denti assieme a resti di animali ed utensili. Lo scheletro facciale indica che i crani di questi antichi individui erano pressochรฉ indistinguibili dal nostro, anche se la scatola cranica risulta essere arcaica ed un po' piรน 'allungata' e differiscono anche per la morfologia della mandibola.
Il ritrovamento di utensili e di resti animali ha permesso, oltre alla datazione, anche di ricostruire un po' le abitudini alimentari di questi antichi individui, infatti indicano che si cibavano di gazzelle, zebre, molluschi, occasionalmente anche di gnu e di uova di struzzo. Si, il Marocco a quel tempo era un tantino diverso da ora.
Questi fossili non sono importanti solo perchรฉ retrodatano la comparsa della nostra specie di almeno 100.000 anni, ma rivela una storia evolutiva complessa per molti motivi:
-Conferma ulteriormente, anche grazie ai dati genetici, che l'origine della nostra specie รจ africana;
-I reperti pre-2017 erano datati tra i 195 e 160.000 anni ed erano stati trovati in Etiopia, indicando una discendenza "diretta" delle popolazioni moderne da quella che si trovava in questa regione. Ma questi nuovi dati indicano che la nostra specie prima si รจ diffusa in Africa per poi disperdersi negli altri continenti (Out of Africa).
P.s. per la precisione รจ “๐™š๐™–๐™ง๐™ก๐™ฎ ๐™จ๐™ฉ๐™–๐™œ๐™š ๐™ค๐™› ๐™ƒ๐™ค๐™ข๐™ค ๐™จ๐™–๐™ฅ๐™ž๐™š๐™ฃ๐™จ ๐™˜๐™ก๐™–๐™™๐™š” in quanto gli autori nell'articolo non dicono che รจ proprio un sapiens, ma si tratta del "primo ๐™ƒ. ๐™จ๐™–๐™ฅ๐™ž๐™š๐™ฃ๐™จ".
Passiamo, ora, ai ritrovamenti paletnologici: i primi strumenti litici ascrivibili ad ๐™ƒ. ๐™จ๐™–๐™ฅ๐™ž๐™š๐™ฃ๐™จ sono anch'essi antichi 300.000 anni circa.
Nel sud della Tunisia, a Wadi Lazalim, sono stati trovati i primi reperti litici, tecnocomplessi, che forniscono le prove di occupazioni umane datate tra i 300.000 e i 130.000 anni fa circa, che ci raccontano qualcosa sulla dispersione dell' ๐™ƒ. ๐™จ๐™–๐™ฅ๐™ž๐™š๐™ฃ๐™จ, che di lรฌ a poco avrebbe incominciato il suo lungo cammino alla conquista degli altri continenti fuori dall'Africa.
Il modello principale della dispersione della specie ๐™ƒ. ๐™จ๐™–๐™ฅ๐™ž๐™š๐™ฃ๐™จ prevede che i nostri antenati siano passati dal Sahara, per arrivare verso il Nord Africa, ma al momento non abbiamo prove certe di questo passaggio, di questo collegamento tra il Nord e il Sud dell'Africa.
Queste industrie rinvenute in Nord Africa hanno suggerito processi di diffusione dall'Africa centrale, confermando l'importanza di quest'ultima regione per le origini umane. Queste industrie, Sangoan e Lupemban, sono considerate un adattamento regionale alle foreste tropicali dell'Africa centrale, oppure potrebbero essere correlate allo sfruttamento di un'ampia gamma di ambienti, tra cui praterie, boschi e foreste.
Avere "un arsenale" del genere, permetteva di essere ben equipaggiati quando si esploravano territori sconosciuti, o per acquisire rapidamente risorse in ambienti in rapido cambiamento.
Inoltre, questo tipo di scoperta rafforza (come se fosse necessario) l'idea che evoluzione biologica e culturale siano influenzati da processi evolutivi (cambiamenti) simili.
Infatti, quando la popolazione di un dato organismo evolve, cambia, possiede giร  quei geni che verranno selezionati dall'ambiente, infatti รจ come avere una borsa piena di strumenti (geni, morfologie/fenotipi )che possono risultare poco funzionali in un dato ambiente, mentre in altri possono risultare vantaggiosi. Se l'ambiente cambia, chi ha la fortuna di possedere caratteristiche favorevoli, di possedere geni che codificano un dato fenotipo che sono giร  presenti nel genoma di tale popolazione ( che sarร  anche diventato frequente, o diventerร  frequente all'interno della popolazione), un organismo risulta essere adattabile al nuovo ambiente.
Se si osserva dal punto di vista culturale, questa 'visione' non cambia.
Credit immagine mandibola: Jean-Jacques Hublin, MPI EVA Leipzig.

E se vi dicessi che state facendo gli auguri al papร  sbagliato, e che il nostro vero padre visse 200.000 anni fa circa?
Facciamo un passo indietro. Molti di voi conosceranno la cosiddetta 'Eva mitocondriale', (vissuta tra i 200.000 e i 99.000 anni fa circa), la famosa donna da cui discenderebbero tutti gli esseri umani per via materna, questo perchรฉ il DNA mitocondriale si trasmette dalla madre ai figli, e questo ci permette di studiare parentele antiche e moderne, capire la migrazione di certi gruppi di specie, Homo sapiens compresa, e tante altre cose davvero fighe.
Un discorso simile si puรฒ fare con il cosiddetto 'Adamo cromosomico', o Adamo cromosomiale-Y.
In modo estremamente simile alla via materna, anche il cromosoma Y viene trasmesso dai padri ai figli. Quindi, da questo antico cromosoma Y, discendono tutti i cromosomi Y umani odierni.
Per entrare un pochettino nel dettaglio, vennero studiati 93 polimorfismi genetici scoperti nel cromosoma, in 1000 individui provenienti da tutto il mondo. Grazie a questi polimorfismi, รจ stato possibile stabilire un antenato piรน "recente", africano, vissuto 70.000 anni fa per poi risalire verso i 100-200 mila anni con un antenato piรน antico.
Lo so, non sapete cosa sono i polimorfismi, ed รจ anche un po' il mio dovere darvi una spiegazione, no?
In parole povere, molto povere, il motore principale che porta all'evoluzione biologica (che รจ sinonimo di cambiamento, e non di miglioramento) รจ la mutazione.
Queste mutazioni possono essere di diverso tipo, ma sostanzialmente in questo caso si parla di un gene modificato che puรฒ codificare per un altro carattere, oppure puรฒ non svolgere nessuna funzione. Abbiamo tantissimi geni che non svolgono nessuna funzione, ma risultano essere molto importanti (ora lo vedrete) in questi casi.
Per poter dire che una popolazione รจ cambiata, non basta che una data mutazione sia comparsa in un solo individuo, ma deve essere trasmessa e diventare piรน o meno frequente all'interno della popolazione (qui entrano in gioco i vari meccanismi evolutivi, come la selezione naturale, che "smistano" i vari geni) . รˆ la popolazione che cambia, muta, non il singolo individuo.
Le mutazioni determinano la cosiddetta variabilitร  genetica, quindi ci aiutano a capire come mai determinati organismi siano differenti, quando vi รจ stata una divergenza tra questi organismi e perchรฉ sono differenti.
Quindi, si definisce polimorfico quando un dato gene all'interno di una popolazione (almeno nell'1%), dovuto a vari tipi di cambiamenti, presenta piรน di un allele che occupa lo stesso locus. Un allele indica le due forme di un gene(per esempio A e a, A e A, a e a. A qualcuno di voi verrร  qualche incubo), e le stesse si trovano nella stessa posizione su ciascun cromosoma omologo (locus genico). Di conseguenza, si parla di polimorfismi quando sono presenti piรน alleli rispetto ai "soliti" 2.
Ritorniamo al nostro cromosoma Y. Vi allego un interessante articolo del 2000.

๐™ƒ๐™ค๐™ข๐™ค ๐™จ๐™–๐™ฅ๐™ž๐™š๐™ฃ๐™จ รจ una specie che ha avuto origine da varie popolazioni africane (non da una soltanto)
E’ un titolo accattivante, lo so, ma non รจ sbagliato e riassume questa recentissima ricerca del 2023 (che potete trovare nei commenti). L'evoluzione umana, dal punto di vista genetico, alcune volte risulta essere un po' un casino ed รจ ciรฒ che la rende molto interessante.
Sappiamo che avvennero accoppiamenti con ๐™ƒ๐™ค๐™ข๐™ค ๐™ฃ๐™š๐™–๐™ฃ๐™™๐™š๐™ง๐™ฉ๐™๐™–๐™ก๐™š๐™ฃ๐™จ๐™ž๐™จ (รจ un esempio per fare capire certe dinamiche popolazionistiche), con il Denisova e con altre popolazioni di cui non sappiamo molto ancora. Ma, in un modo o nell'altro, sappiamo che la maggior parte degli accoppiamenti con altre popolazioni o gruppi avvennero dopo l'uscita dall'Africa della nostra specie, ma sembra che anche le antiche popolazioni di ๐™ƒ. ๐™จ๐™–๐™ฅ๐™ž๐™š๐™ฃ๐™จ si accoppiarono con una popolazione..."fantasma". O meglio, con una non ancora 'scoperta'.
E' in primis una ricerca interessante in quanto di queste popolazioni non avevamo tracce fossili o genetiche, ma proprio per quanto riguarda quest'ultimo punto ora abbiamo qualche prova in piรน. Sappiamo che la velocitร  con cui cambia il DNA da una generazione ad un'altra ci permette di capire "chi รจ imparentato con chi", cosรฌ le popolazioni che possiedono 'tratti simili' possono essere ricondotte ad un antenato comune.
Insomma, se le popolazioni non sono cosรฌ distanti geneticamente, puรฒ capitare che le stesse possano produrre ibridi. In genere, nel nostro lignaggio si รจ verificato un fenomeno conosciuto come 'introgressione'. Vediamo brevemente di cosa si tratta.
Sostanzialmente (cito questa breve frase come esempio) i gruppi Neanderthal-Sapiens si accoppiavano, producevano prole ibrida (solo in rari casi fertile), che a loro volta si riaccoppiava con uno dei parentali (maggiormente con il Sapiens ), permettendo cosรฌ alla nostra specie di "rubare" geni neanderthaliani (e anche Denisovani). Indicando che tra le popolazioni vi era, saltuariamente, solo un piccolo scambio genico e non continuo.
Dopo aver fatto questo preambolo, che ha come scopo di riassumere certe dinamiche dal punto di vista biologico (i Neanderthal non c'entrano nulla in questa storia), piรน che doveroso, concentriamoci sono sulla nostra specie.
Gli autori asseriscono che i dati geologici possono aiutarci a capire come (e quando) le prime popolazioni di ๐™ƒ. ๐™จ๐™–๐™ฅ๐™ž๐™š๐™ฃ๐™จ si accoppiarono tra di loro, quando si separarono per poi 'riunirsi'. Ci troviamo in un range temporale compreso tra 1.000.000 e 100.000 anni circa, quindi quasi a ridosso dell'uscita dall'Africa della nostra specie. I vecchi dati ci indicavano che i primi accoppiamenti con altri gruppi avvennero fuori dall'Africa. E' un range temporale caratterizzato da grandi cambiamenti climatico-ambientali (come i cicli glaciali), che hanno portato le varie popolazioni a separarsi, o ad espandersi in certi periodi temporali e in alcune nuove aree. Insomma, ogni popolazione isolandosi presenta nuove mutazioni, non condivise con le altre, e poi riaccoppiandosi dopo una "breve" separazione, le generazioni successive presentano caratteri “misti”.
Cosa ci dice la ricerca
120.000-135.000 anni fa circa, alla fine di un periodo glaciale che ha causato il 'passaggio' da condizioni fredde e aride ad un clima umido e caldo, le condizioni climatico-ambientali hanno spinto le popolazioni Sapiens verso la parte interna del continente. Grazie al modello elaborato dai ricercatori, essi hanno notato che in questo range temporale (il DNA ci puรฒ dire quando due popolazioni si sono separate o accoppiate grazie alle mutazioni che si accumulano nel tempo. E non solo!), due popolazioni umane si 'unirono'. Corrispondono agli antenati degli attuali Khoisan, un gruppo di popolazioni che vivono nell'Africa meridionale che mostrano una diversitร  genetica molto elevata.
In questi dati genetici sono stati aggiunti anche quelli della popolazione Nama (44 campioni), una popolazione perlopiรน di pastori appartenenti ai Khoisan (della Namibia). Ecco, probabilmente questa popolazione si รจ isolata in Africa meridionale per diverso tempo, e la successiva 'fusione' tra le popolazioni hanno dato origine agli antenati degli odierni africani occidentali ed orientali. Alcune di queste popolazioni lasciarono l'Africa espandendosi negli altri continenti.
E il record fossile non dice nulla?
Diciamo che gli studi paleoantropologici, quando si affidano sia alla genetica che alla morfologia, ci restituiscono risultati piรน che soddisfacenti proprio perchรฉ queste branche si 'completano'. Infatti, questa nuovo approccio permette un'interpretazione per quanto riguarda "strani" fossili che presentano un mix di morfologie, sia derivate che arcaiche. Questi fossili sono stati rinvenuti in varie parti dell'Africa, ed uno di quelli presi in considerazione venne rinvenuto nel 1921 a Kabwe (Zimbabwe). Il cranio in questione presenta:
-una scatola cranica relativamente grande (una morfologia derivata in un cranio 'antico');
-e morfologie arcaiche, come la larghezza del viso e le massicce arcate sopraccigliari.
In sostanza, i primi individui di ๐™ƒ. ๐™จ๐™–๐™ฅ๐™ž๐™š๐™ฃ๐™จ non erano confinati in una determinata area geografica o identificati come un’unica popolazione, e le variazioni genetiche che tutt’ora sono presenti potrebbero essersi sviluppate e comparse solo in tempi piรน ‘recenti’. La prima diversificazione e divergenza tra le popolazioni odierne si verificรฒ 120.000-135.000 anni fa circa, con quest’evento che venne preceduto dalla presenza di antiche popolazioni relativamente isolate e, successivamente, connesse attraverso ‘fusioni’ popolazionistiche tali da permettere il ‘flusso genico’.

La diminuzione delle taglie delle prede ha influenzato l'uomo sia a livello biologico che culturale
Sostanzialmente, nel Paleolitico Inferiore , gli strumenti litici (e non solo!) erano stati sviluppati per la caccia alle grandi prede, come per esempio i mammut o grandi elefanti, ma la scomparsa della cosiddetta 'Megafauna' ha messo l'uomo nelle condizioni di modificare un arsenale che fino a quel momento si รจ dimostrato efficiente per la sopravvivenza della nostra specie portando, cosรฌ, alla comparsa di armi specializzate nella caccia alle piccole prede. In parole povere, le armi sono una sorta di risposta adattativa a questa pressione evolutiva, ovvero la diminuzione della dimensione e della taglia degli animali.
Sono stati analizzati reperti preistorici provenienti dall'Africa (sia orientale che occidentale), dalla Francia e dalla Spagna concentrandoci sulla transizione tra Paleolitico Medio e Superiore (300.000 anni fa circa). Nei siti piรน antichi sono stati rinvenuti strumenti in pietra ed ossa utilizzati per cacciare grandi animali, come gli elefanti. Si tratta, infatti, di lance con la punta in pietra che si rivelarono essere molto efficienti per cacciare questi bestioni che, alla prima distrazione, potevano creare non pochi danni ai cacciatori umani. La tecnica utilizzata era quella Levallois, caratterizzata in primis della lavorazione di un nucleo dal quale si intagliavano schegge piรน elaborate rispetto alle tecniche precedenti e prodotte con "un colpo solo".
Queste punte di pietra realizzate con tecnica Levallois sono comparse contemporaneamente, a livello geologico e stratigrafico, nei siti studiati ed accompagnate allo stesso tempo dalla diminuzione della quantitร  di ossa di grandi prede. Questo aspetto incomincia a rispecchiare un po' il "cambio di arsenale" citato prima. Infatti, l'utilizzo di lance in legno permetteva la caccia di prede di grandi dimensioni, non tanto per la pericolositร  dell'arma ma per il semplice fatto che permetteva di spingere questi grossi animali verso trappole ideate precedentemente, mentre animali di medie dimensioni potevano scappare se colpiti da una lancia, recuperando successivamente la carcassa dell'animale dopo che ha percorso una certa distanza, prima di crollare per la perdita di sangue dovuta ad una profonda ferita.
Ma, a livello stratigrafico, la comparsa di lance con la punta in pietra potrebbero essere una sorta di risposta alla crescente scarsitร  di grandi prede.
Per capirci qualcosa di piรน, facciamo una sorta di veloce riassunto sulle armi utilizzate nel passato.
La fabbricazione di strumenti di pietra avvenne circa 3 milioni di anni fa, e gli umani iniziarono a cacciare circa 2 milioni di anni fa. Con ๐™ƒ๐™ค๐™ข๐™ค ๐™š๐™ง๐™š๐™˜๐™ฉ๐™ช๐™จ abbiamo, in sostanza, una lancia in legno che serve per essere conficcata "da vicino" ad una grande preda mentre, Sapiens e Neanderthal, grazie alla tecnica Levallois citata prima, migliorano quest'arma che viene utilizzata sia per "spingere" gli animali verso le trappole o per lanciarle (quindi, rischiando meno di lasciarci la pelle). Con ๐™ƒ๐™ค๐™ข๐™ค ๐™จ๐™–๐™ฅ๐™ž๐™š๐™ฃ๐™จ assistiamo, infine, alla realizzazione di archi e frecce 50.000 anni fa circa e, nel Paleolitico Superiore (circa 25.000 anni fa), entra in gioco anche la domesticazione dei cani con gli stessi che aiuteranno l'uomo nella caccia stanando le piรน disparate specie. Senza dimenticare la comparsa degli ami e di altri svariati strumenti.
Tutto questo che ho elencato serve per far capire che, questa successione, fino a qualche tempo fa, era la spiegazione piรน "semplice" per spiegare che con l'aumento della cognizione nella nostra specie vi รจ stato un miglioramento delle armi, ma non รจ proprio cosรฌ (anche grazie a questo studio). Il tutto sarebbe legato alla dieta, infatti gli autori citano l'esempio dell'elefante in quanto รจ stato un pasto che ha caratterizzano la dieta del genere Homo fino a 300.000 anni fa circa, periodo della scomparsa di questo animale nel Medio-oriente. La scomparsa dell'elefante funge da "pressione evolutiva", spingendo gli esseri umani a trovare il modo per ottenere la stessa quantitร  di proteine e nutrienti, concentrandosi sugli animali piรน piccoli (naturalmente, significa cacciarne molti per arrivare ad un apporto simile a quello di un elefante). Questo รจ il risultato di uno studio del 2022 che ci fornisce alcuni punti interessanti:
-in un periodo compreso tra 1.5 milioni e i 20 mila anni fa, la preda dominante all'inizio di questo periodo era un elefante di 12 tonnellate circa, mentre alla fine la "preda tipo" รจ una gazzella di 25 kg;
-i dati indicano che il peso medio degli animali cacciati fino a un milione di anni fa era di circa 1 tonnellata, mentre in periodi piรน recenti scendiamo fino ai 50 kg 20 mila anni fa circa.
Questo ha portato a pensare che la dimensione delle prede ha giocato un ruolo importante nell'evoluzione umana: ci si nutriva di animali grandi, in assenza degli stessi l'uomo si concentrava su animali piรน piccoli e, alla fine, in assenza anche di animali piccoli l'uomo incominciรฒ ad addomesticare piante ed animali fino ad arrivare al Neolitico (piรน o meno) con l'agricoltura. O meglio, questo riesce a spiegare anche la comparsa di cibi a base di legumi o di altri vegetali che risultavano essere un ottimo pasto sostitutivo, o integrativo anche di popolazioni neanderthaliane.
Gli autori, poi, entrano nei soliti discorsi sull'intelligenza e sulle capacitร  cognitive in quanto, questi dati, dimostrerebbero che la caccia alle piccole prede abbia selezionato umani in grado di costruire armi specializzate per cacciare "da lontano", umani piรน attenti e concentrati sulla preda ed in grado di seguirne le tracce e ad imparare come catturarla. Una sorta di "paleo-etologi" molto pazienti. Questo indica che le prede piccole dovessero, in qualche modo, garantire un'assunzione a livello energetico simile a quello di un grosso mammifero, ed in questo modo gli autori propongono che la diminuzione di taglia degli animali sia stata una pressione evolutiva che ha selezionato umani con capacitร  cerebrali piรน sviluppate tali da garantire un ritorno energetico che coprisse l'investimento nella caccia di animali...non proprio facili da catturare.

Nessun commento:

Posta un commento