lunedì 4 dicembre 2023

Preservazioni eccezionali: l'Uomo di Tollund e Ötzi

L'ultimo pasto dell'Uomo di Tollund

L'uomo di Tollund è probabilmente una delle conservazioni eccezionali più affascinanti mai scoperte. Quando un organismo muore, il corpo si decompone, si sfigura e tende inevitabilmente a dissolversi (prima si dissolvono le parti molli, come gli organi, e poi le parti dure come lo scheletro). Esistono rarissimi casi di preservazione(i fossili, per esempio)che portano gli organismi, o parti di essi, a conservarsi, e questo dipende tantissimo dall'ambiente nel quale l'organismo muore o viene trasportato.
Parliamo dell'uomo di Tollund, vissuto 2400 anni fa circa e ritrovato in Danimarca nel 1950 in una palude, un ottimo ambiente di preservazione. Questo perché la presenza di fanghi vegetali, in special modo di muschi di torbiera come gli sfagni, creano un terreno acido che, assieme all'assenza di ossigeno e di batteri decompositori, ha permesso alle parti molli di conservarsi.
La datazione al carbonio-14 ci ha permesso di capire che si trattava di un uomo morto tra il 300 ed il 400 a.C. nell'attuale Danimarca nell'età del ferro (locale), mentre gli esami ai raggi X hanno rivelato che la morte avvenne per asfissia, ma non per colpa della corda ritrovata attorno al collo dell'uomo. Con molta probabilità, si tratta di un sacrificio verso una divinità, con gli uccisori che posizionarono con cura il corpo, chiudendo occhi e bocca.
Paradossalmente, però, non venne trattato come un criminale perché, prima del sacrificio(12-24 ore prima), venne nutrito con del porridge d'orzo, con semi di 𝙋𝙚𝙧𝙨𝙞𝙘𝙖𝙧𝙞𝙖 𝙡𝙖𝙥𝙖𝙩𝙝𝙞𝙛𝙤𝙡𝙞𝙖 e lino. E con molta probabilità anche pesce. Magari non è stato un pasto luculliano, ma era comunque il pasto più diffuso nell'età del ferro (locale).
Il porridge veniva preparato in una pentola d'argilla riempita con acqua di lago, mentre l'orzo e il lino erano coltivati. La 𝙋. 𝙡𝙖𝙥𝙖𝙩𝙝𝙞𝙛𝙤𝙡𝙞𝙖, invece, è una pianta annua che cresceva nei campi durante la trebbiatura ed utilizzata per pratiche rituali.
È stato analizzato l'intestino dell'uomo scoprendo che prima della sua morte era infestato da parassiti, dovuti a carne poco cotta e ad acque contaminate.

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Il 19 settembre 1991, ai piedi del ghiacciaio Similaun a 3.213 metri d'altezza(In Trentino-Alto Adige al confine con l'Austria), venne ritrovata la famosa Mummia del Similaun, anche conosciuta come Ötzi.
Negli ultimi 30 anni, sono state fatte una miriade di ricerche su questo straordinario reperto, e non basterebbe un semplice post su Facebook per elencarle tutte, ma proviamo a dire qualcosa in generale.
Visse 5300 anni fa circa(Età del rame), era un uomo alto circa 160 cm , pesava 50 di kg ed aveva 40-45 anni(un'età abbastanza avanzata per quell'epoca) ed era pastore, viandante e cacciatore delle alte quote e possedeva tatuaggi.
Grazie all'esame degli osteociti(un tipo di cellula che rimane intrappolata nelle lacune delle ossa che secerne la matrice extracellulare) è stato possibile studiare il DNA mitocondriale della mummia. Il DNA mitocondriale si trasmette "in blocco" dalla madre ai figli, e la prima curiosità è che si tratta di un mtDNA estinto, che non ha lasciato discendenze moderne. Infatti, l'aplogruppo(l'insieme di aplotipi, la combinazione di varianti alleliche lungo un cromosoma o un segmento dello stesso) a cui appartiene Ötzi è quello Y ed è molto molto raro in Europa, e questo porta a capire che:
-Gli antenati sono emigrati dal vicino Oriente;
-Il DNA è conservato in regioni isolate, come la Corsica e la Sardegna, portando a capire che aveva un antenato comune con le popolazioni dei corsi e con i sardi.
Un'analisi al microscopio ha permesso di ricostruire la sua dieta: stambecco, bacche e cereali, mentre l'ultimo pasto era a base di speck di stambecco. La carne quindi non era cotta ma essiccata, e questo risultava vantaggioso in un ambiente estremo in quanto la carne cruda ed essiccata mantiene le sue fibre, che in genere si perdono con la cottura. A sostegno di ciò, ci sono le armi non funzionanti ritrovate assieme alla mummia, come un arco inutilizzato, e il ritrovamento di grassi che non provengono da formaggio o dal latte, ma da carne grassa.
Successivamente, la non presenza del latte o dei suoi derivati, è stata associata ad un'intolleranza al lattosio, che era molto diffusa a quel tempo, e solo con la domesticazione degli animali si è potuta sviluppare e selezionare la capacità di digerire il latte in età adulta.
La genetica e il DNA antico, inoltre, ci danno un sacco di informazioni interessanti:
-aveva gli occhi marroni;
-il gruppo sanguigno era lo 0;
-aveva una predisposizione alle malattie cardiovascolari e probabilmente soffriva della malattia di Lyme, che si manifesta con febbre, dolori muscolari ed eritemi provocati dal batterio Borrelia burgdorferi(tracce del genoma del batterio sono state ritrovate nel genoma di Ötzi), veicolato dalle zecche. Si tratta della più antica testimonianza(5000 anni circa), al momento, di questa malattia;
Le cause della sua morte sono attribuibili, probabilmente, ad un'imboscata attuata da altri cacciatori, armati, come testimoniano il trauma cranico e le costole rotte.
Fonte foto/immagine: Focus
Trovate le fonti "vecchie" nei commenti
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Lo studio del 2023
Seconda una recentissima ricerca, Ötzi aveva la pelle un po' più scura di quanto ipotizzato. Anche gli occhi, non erano proprio così... chiari (come citato prima), ed era anche calvo! Ma come si permette?
Beh, scherzi a parte, questo è il mondo della scienza e del metodo scientifico, dove la presenza (o conoscenza) di nuovi dati fornisce un quadro diverso da quanto ipotizzato precedentemente.
I tratti fenotipici rivelati dal genoma indicano che la sua pelle fosse altamente pigmentata. La presenza anche della calvizie, e di un pelo non proprio folto, gettano nuova luce su questo straordinario essere umano.
La prima particolarità è che una pelle pigmentata come questa non è mai stata registrata all'interno di popolazioni europee. Si pensava che la pelle della mummia si fosse scurita durante preservazione del ghiaccio, e invece non è andata proprio così.
Anche a livello genico/genetico, Ötzi ci fornisce nuove informazioni: condivide il 92% del genoma con gli agricoltori emigrati dall'Anatolia. In precedenza si pensava che avesse qualche sorta di parentela coi i pastori delle steppe dell'Europa Orientale. I risultati della vecchia ricerca, a quanto pare, suggeriscono che il vecchio campione analizzato fosse stato, in realtà, contaminato da tracce di DNA odierno. Ahimè, la Paleogenetica è una scienza che necessita cure e attenzioni in quanto la possibilità che qualche antico genoma possa venire contaminato da tracce di quello odierno sono sempre alte. Ma, alla fine, tutto è bene quel che finisce bene.
E il restante genoma (circa l'8%) a quale lignaggio appartiene? Sarebbe da attribuire a pastori delle steppe e/o a cacciatori-raccoglitori provenienti dalle odierne Mongolia, Kazakistan, Ucraina e Russia. Sostanzialmente, questi gruppi si sono "fusi", a livello popolazionistico, con i primi individui provenienti dall'Anatolia circa 8000 anni fa e, 4900 anni fa circa, raggiunsero queste popolazioni "fuse"anche i pastori delle steppe dell'Europa orientale.
Vediamo ltre informazioni derivanti dalla ricerca:
-Ötzi apparteneva ad una popolazione alpina relativamente isolata, infatti il relativo flusso genico da parte dei cacciatori-raccoglitori era molto limitato;
-con molta probabilità, questi pochi scambi di geni, avvenuti con le persone che a quel tempo vissero a nord e ad ovest delle Alpi, sono stati limitati per via di qualche barriera geografico-genetica (le catene montuose);
-l'isolamento geografico ha permesso l'aumento di frequenza di certe malattie nella popolazione di Ötzi, come esempio il Diabete di Tipo 2 (grazie Neanderthal!) e l'obesità (con molta probabilità, però, queste malattie non si manifestarono mai).

Per le fonti clicca qui, qui, qui e qui


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